No, non sei un impostore. Ripensa alle tue aspettative e lavora meglio.
- Posted by Carolina Lucchesini
- Categories Lavorare meglio
- Date Dicembre 31, 2019
«Mi sento instabile come un 15enne, come se un giorno un uomo in completo scuro possa bussare da un momento all’altro al mio ufficio e dirmi: “Ok, è tutto finito. Trovati un lavoro vero”». Australiano, quattro figli, 40 anni, un patrimonio calcolato da Forbes di 8 miliardi di dollari, Mike Cannon-Brookes si racconta così in un TedTalk di un paio di anni fa. Tema: la sindrome dell’impostore, ovvero quella caratteristica della propria indole che fa sottostimare le proprie capacità, sentendosi inadeguati e con la paura di essere smascherati. Di segno opposto a questa sindrome c’è l’effetto Dunning Kruger: sovrastimare le proprie conoscenze / capacità e ignorare la propria incompetenza. Due facce della stessa medaglia.
Su questi temi c’è un’enorme letteratura e si può approfondire ogni aspetto, con poco sforzo.
Ma cosa mette in relazione le due cose? Qual è il collegamento, oltre la valutazione di se stessi, già di per sé molto complicata?
Le aspettative.
Già, perché con se stessi si è troppo indulgenti o troppo severi. Sicuramente non oggettivi. Del resto, persino Goethe diceva che «La vita ci insegna ad essere meno duri con noi stessi e con gli altri».
Sono le aspettative, le proiezioni di noi stessi che ci fregano. Che ci fanno vivere con l’ansia il posto di lavoro, una scadenza, una riunione (a proposito: date un occhio a questo articolo del Guardian di qualche tempo fa dal titolo titolo, “Anxiety is a way of life for Gen Y”). Che non ci danno il coraggio di parlare in pubblico o esporci.
Quante volte ci siamo detti: «Ma cosa intervengo a fare? A chi può interessare quello che penso, dico, scrivo?».
Eppure, c’è un modo per uscire da questo loop e viverla meglio. Dirsi bravo quando te lo meriti e tirarsi su quando si sbaglia, senza flagellarsi. Perché anche se sbagli, non vuol dire che sei sbagliato.
1. Parlare con un collega o con un amico di questa sensazione. Mike Cannon-Brookes nel suo TeD racconta di una cena di gala in cui, davanti a un imprenditore portoghese con 40.000 dipendenti (lui all’epoca ne aveva 70), si è lasciato andare a questa confessione. La cosa incredibile è che anche il suo omologo portoghese sentiva la stessa cosa.
2. Modificare il concetto di dubbio. Avere dubbi è importante, aiuta a farsi domande e focalizzare il centro del discorso. Secondo Adam Grant, professore di Management and Psicologia alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania, ci sono due tipi di dubbi: quello che riguarda se stessi e che ti blocca; quello che riguarda l’idea che può aiutare – come una sorta di metodo scientifico – ad arrivare a conclusioni esatte, per metodo deduttivo o attraverso sillogismi. Modificare il concetto di dubbio vuol dire ammettere che, se qualcosa non va, non è che sei tu che non vai. È l’idea che deve essere modificata, si deve evolvere e, addirittura, può essere sbagliata.
3. Ampliare il concetto di probabilità. Pensare, cioè, che probabilmente si è bravi nel fare qualcosa. Anche qui, è il concetto di dubbio a modificarsi un po’.
4. Non smettere mai di investire su se stessi. Formarsi, non accontentarsi di quello che si sa già. Essere sempre più consapevoli di come si fa il proprio lavoro senza aver paura di cambiare, se necessario, il modo in cui lo si è sempre fatto.
Il nostro buon proposito per il 2020 è mettere in pratica questi punti. Raccontateci sul nostro gruppo le volte in cui le aspettative vi hanno bloccato, quella volta che, invece, vi siete posti in modo diverso, se anche voi sentite queste cose e quando.
Intanto, ecco qualche link per approfondire:
Come sapere quanto probabilmente si vale – Internazionale
An expert on human blind spots gives advice on how to think – Vox
Yes, Impostor Syndrome Is Real. Here’s How to Deal With It – Vox
Imposter Syndrome – The Independent
A third of millennials suffering from ‘imposter syndrome’ in the workplace – The Independent
Come e perché questa è l’età dell’ansia – Internazionale
America’s New ‘Anxiety’ Disorder – New York Times
Le prossime Masterclass:
Distillato di Scrittura Creativa del 25 Gennaio con Dario Honnorat.
Una Masterclass per imparare di nuovo a scrivere, a pensare per immagini, arricchendo il tuo stile narrativo. Un viaggio dentro la propria voce narrante per ritrovare consapevolezza nel modo in cui si raccontano le storie.
Giornalista, Communication Strategist e Filmmaker. Da oltre 10 anni aiuta aziende e organizzazioni a comunicare in modo strategico. Ha collaborato con AVIS, Gruppo Abele, Torino Film Festival, ILO, Bitron Industries, Regione Piemonte, Randstad.
Diplomata alla Civica Scuola di Cinema di Milano con indirizzo in videogiornalismo, ha curato la regia di documentari apparsi su Rai, RSI, La7, Internazionale, Wired e di web documentari multimediali. Tra questi: La strada di casa (2014), Guinendadi, Storie di rivoluzione e sviluppo dalla Guinea Bissau (2015), Passaggi (2017), vincitore all’interno della mostra Exodos, della medaglia d’onore del Presidente della Repubblica e de l patrocinio dell’UNHCR, Freelance (in produzione).
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